Don Giacinto è tornato al Padre
24 Ago 2020, di don Moreno
Avviso i parrocchiani che questa notte è tornato alla casa del Padre il “nostro” don Giacinto Brion.
Dopo 3 mesi di calvario possa ora riposare nella pace di Dio.
Le esequie di don Giacinto saranno celebrate dal vescovo Claudio a Borso del Grappa venerdì 28 agosto, alle ore 10.
Don Giacinto Brion nasce il 16 dicembre 1935 a Borso del Grappa, nella borgata dei Molini. La famiglia aveva sei figli (Andrea, Anna Maria, Antonio, Giacinto, Lidia ed Emilio): Anna ed Emilio sono ancora viventi.
Dopo le scuole elementari frequenta la classe 6a e dà l’esame di ammissione alle scuole medie dell’Istituto Graziani di Bassano del Grappa. Il contesto familiare e il contatto con insegnanti ed educatori molto religiosi sono il terreno nel quale germoglia la vocazione presbiterale. Entrato in Seminario, giunge all’ordinazione presbiterale ricevuta a Borso dal vescovo Girolamo Bortignon il 9 luglio 1962, assieme ad altri due giovani del posto.
Il primo incarico lo vede cooperatore a Montegrotto Terme, mentre nel 1966 viene trasferito a Villa Estense con lo stesso incarico. Nel 1974 è vicario adiutore a Fellette e qualche mese dopo parroco a Terraglione di Vigodarzere. Nell’autunno del 1981 diviene parroco a Valstagna, in anni caratterizzati da una continua evoluzione demografica ed economica: si mette subito in ascolto della realtà parrocchiale, si relazione con il territorio sociale, l’amministrazione e il mondo sportivo. Sono gli anni in cui il vescovo Girolamo Bortignon è presente all’inaugurazione della locale Casa di riposo (1982), sostenuta e voluta dall’amministrazione congiuntamente alla parrocchia, mentre il vescovo Filippo Franceschi inaugura la rinnovata scuola dell’infanzia (1985). Grande fu la collaborazione con le suore salesie e altrettanto gande l’attenzione data ai giovani, tanto che il Seminario continuò per anni a inviargli nel fine settimana dei giovani seminaristi poi diventati preti.
Nel 1992 è parroco a Busiago, dove in bicicletta percorre tante volte le strade del paese per raggiungere le case: umile, socievole, facile all’accoglienza di tutti e non al giudizio, tanto da diventare un punto di riferimento per la comunità, per la quale restaura completamente la chiesa e costruisce il nuovo e gradevole centro parrocchiale.
A fronte di gravi disagi fisici, sopraggiunti nella primavera del 2010 e delle conseguenti fatiche in parrocchia, motivo di ansia e preoccupazione, presenta le proprie dimissioni e scrive con l’occasione: «A volte dico che ho perso la vocazione di parroco, ma non di sacerdote». Si ritira nel 2011 a Borso del Grappa, dove collabora con il parroco, i preti del territorio e il santuario del Covolo. Nel paese natale coltiva le relazioni con le persone, dispensa saggi consigli, vive i momenti quotidiani e festivi della comunità cristiana, cercando di tessere nuovamente i fili delle storie famigliari persi col tempo, fino a che il quadro medico peggiora rendendo don Giacinto più fragile. Ricorre più volte all’ospedale di Castelfranco, trovando anche accoglienza successivamente presso la Casa di riposo “Aita” di Pieve del Grappa, ma a Castelfranco la morte lo raggiunge il 24 agosto, alle prime ore del nuovo giorno.
Quando lasciò Valstagna, portando con sé il ricordo delle montagne, don Giacinto consegnò alla comunità alcune linee di pensiero che avevano guidato il suo ministero di parroco, ma le stesse attenzioni lo hanno di fatto accompagnato nei diversi incarichi. Ricordava, ad esempio, che la comunità e ogni credente si alimentano della Parola, della catechesi, dell’eucarestia e dei sacramenti per crescere ed essere segno tangibile e vivo della Chiesa. E ancora ricordava che si è comunità quando si esce dall’indifferenza, si abbandona ogni campanilismo e si collabora gli uni gli altri, quando richiesto. Invitava anche i genitori a trasmettere insieme la fede ai figli, senza alcuna delega e non tanto in funzione dei sacramenti, quanto piuttosto in funzione della vita.
Particolarmente curioso è il fatto che, nonostante l’età, il suo diligente impegno a rinnovarsi e a tenersi costantemente aggiornato, specialmente a livello teologico, lo avesse portato a usare il computer per ricevere materiali da fonti autorevoli e preparate e rielaborare poi scritti personali che amava distribuire. Allo stesso tempo era sempre pronto a tenersi in contatto con le persone e tanti confratelli per condividere un evento o un pezzo di storia attraverso il telefono o uno scritto.
Di carattere schivo, discreto, sensibile, apparentemente accomodante, dal tratto faceto e il sorriso accattivante, don Giacinto si interessava delle persone e delle situazioni. Era solito ripetere che la Chiesa non è fatta di sassi, ma di pietre vive per cui, oltre all’aspetto manutentivo e decoroso degli edifici, c’erano altri orizzonti verso cui aprire lo sguardo come le esigenze formative delle famiglie, dei bambini, dei giovani, la vicinanza ai bisognosi e agli anziani, cui spettava non soltanto l’assistenza morale, ma anche l’affetto premuroso della comunità. A quanti lo incontravano mostrava, sorridente e tenace, il desiderio di essere ogni giorno guida e pastore per chiamata, certo, ma anche per scelta del cuore, pure quando si ritirò dal ministero attivo.
Fonte: http://www.diocesipadova.it/don-giacinto-brion-e-tornato-al-padre/